L’affido delle aree verdi genovesi, a soggetti di tipo associativo e volontaristico in genere, ha subito un notevole rallentamento. Vuoi per lo scontro con un regime burocratico estremamente complesso, vuoi per evidenti difficoltà a rapportarsi con alcuni funzionari più o meno ostili, o per l’uscita di scena di alcuni esponenti politici che ne erano stati i promotori.
Quella che era vista come una panacea per tutti i mali, in realtà è divenuta nel corso del tempo una situazione anarchica in cui alla convenzione stipulata ci si arrogava (ma continua anche adesso) il diritto di poter far diventare il giardino pubblico un giardino di casa.
Ed ecco il proliferare di aloe vera, piante da appartamento o residui dei poggioli, divenuti sparuti germogli in una distesa desertica o, peggio ancora, esemplari affogati in un “bellissimo” tappeto di gramigna.
L’affido è, per le casse del comune, in effetti, una panacea. O meglio lo sarebbe se le procedure fossero seguite con un certo rigore. Ad una passione smisurata per il verde, in questi casi così legati alla fruizione pubblica, deve conseguire una altrettanto importante formazione, non troppo lunga, ma necessaria a far capire che l’aloe vera non è una pianta da mettere nei giardini pubblici.
Con una piccola spesa si possono ottenere risultati interessanti, acquistando piante ornamentali resistenti e pur sempre adatte a decorare ed arricchire aiuole pubbliche.
Partiamo da alcuni principi fondamentali; a seguito di esperienza sul campo direi che ci sono alcuni punti cardine nella manutenzione del verde in affido:
· bassa manutenzione
· scelta di piante poco costose
· resistenza delle piante a fattori tipicamente urbani
Principi che, negli ultimi anni, l’amministrazione porta avanti pur con scarsi risultati. Ma un’associazione può. “Yes we can” diceva qualcuno. In che modo?
Partiamo dal principio cardine: BASSA MANUTENZIONE
Chi fa attività associativa lo fa per passione e non per lavoro. Quindi, per quanto impegno uno possa metterci, è ovvio che ci siano interventi incostanti, a volte si tratta di giornate di pulizia impegnative che sono realizzate in occasioni spesso distanti a livello temporale. Prima della scelta della pianta bisognerà calibrare bene le proprie forze, ma in generale anche un intervento più costante è reso più semplice dalla scelta delle medesime piante. Bisognerà quindi pensare alla crescita limitata, alla possibilità di raggiungere pochi interventi mirati, alla difficoltà di disporre di un impianto di irrigazione a tempo.
Ed ecco la SCELTA DELLE PIANTE; nei vivai, girando specialmente in quelli del ponente cittadino, ci si trova davanti a distese di piante estremamente resistenti anche a lunghi periodi di siccità, a prezzi decisamente abbordabili. Ovvio che la pianta non va presa e piantata durante il periodo di fioritura per un motivo economico (la pianta fiorita costa di più) e per la salute stessa della pianta che ne soffrirebbe. Quindi nei mesi autunnali e primaverili, quando le piante a fioritura primaverile ed estiva giacciono nell’area discount della serra, si può fare un piccolo investimento ottenendo grandi risultati.
Queste vanno scelte, possibilmente con vasi che vanno dai 12 ai 18 cm. La pianta è infatti già piuttosto sviluppata ed ha potenzialità di crescita molto elevata. Mi chiederete quali piante metterei? Continuate a leggere…
RESISTENZA DELLE PIANTE
Le piante che hanno il segno “più” sono la lantana, il bellissimo e verdissimo agapanthus, il pitosforo nano, la lavanda, l’elicriso, salvie, l’oleandro (che per quanto bistrattato possiede resistenza, bellezza e fioritura abbondante), l’hemerocallis ed infine la rosa sevillana.
Sono piante che posseggono qualità e resistenza particolari. Resistono al caldo ed al clima mediterraneo, si sviluppano più sul piano orizzontale che su quello verticale e garantiscono un impatto decorativo piuttosto piacevole. Nei mesi invernali giocano sul contrasto di colore del fogliame, a fine primavera e d’estate esplodono di colori e profumi. La manutenzione è pressoché bassa, ad esclusione della rosa sevillana che (mi raccomando) va piantata solo in gruppi non troppo estesi. Mai creare distese di rose in un’aiuola comunale, poiché in periodo di potatura sembrerà di passare in mezzo a tagliole, torture cinesi o distese infernali dantesche con miriadi di spine che trapassano il jeans più robusto.
Per la posizione, le distanze tra pianta e pianta basta guardare le indicazioni dei migliaia di manuali presenti sul mercato. Un unico consiglio, chiedete al fiorista/vivaista la dimensione massima (in larghezza ed altezza) a cui può arrivare una pianta. Se qualcuno vi vende un alloro dicendovi che non cresce più di tanto, beh sappiate che sarebbe il caso di non tornare più da quel fiorista, anche perché l’alloro è praticamente un albero a crescita velocissima e pure infestante.
IN CONCLUSIONE
Questi erano alcuni consigli che spero possano essere d’aiuto. Quindi l’aloe vera, l’alloro, rosmarino, lasciateli a casa. Con al massimo 50 euro (dipende dalle dimensioni dell’area) otterrete un giardino ricco, bello, resistente e che rompe poco le scatole in fatto di manutenzione.
L’IMPATTO POLITICO
Avere un giardino in affido è una cosa politicamente e socialmente condivisibile. Toglie spese per le casse comunali e favorisce il senso di comunità. E’ sicuramente da incentivare ma da organizzare meglio, soprattutto in fase preparatoria, per consentire a tutti la possibilità di avere competenze e risultati, non certo di un professionista ma, potremmo dire, di un hobbista esperto. La professionalità di un giardiniere è uno step molto complesso da raggiungere, frutto di anni di esperienza sul campo.
Ben diverso è l’impatto sulla professionalità. Ci sono tecnici, diplomati e laureati che potrebbero sicuramente storcere il naso, non del tutto a torto, per queste iniziative. Sta al politico integrare queste figure, incentivando con i funzionari addetti, almeno due volte all’anno, una manutenzione drastica degli arbusti ed alberi in maniera tale che le difficoltà più grandi vengano affrontate da esperti. Le aree verdi comunali sono tante e talmente estese che ci sarebbe lavoro per chiunque. Oppure prevedere, prima dell’affido, ad una progettazione e sistemazione dell’area a tecnici con l’ordinario che ricadrebbe poi sulle volenterose braccia dei volontari. Anche perché, in tutta onestà, nelle aree verdi il Comune di Genova interviene quasi sempre e solo per la manutenzione straordinaria.
Si tratta quindi di mantenere un equilibrio tra professionisti e volontari, garantendo sia lo sviluppo del lavoro per le professionalità, sia il risparmio per le non certo pingui casse comunali.
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